Se non lo si conosce si rischia di non vederlo nemmeno, il Tabarín, un ristorante e cocktail bar particolarissimo annidato fra piazza Repubblica e la zona del Duomo. Dovrete attraversare il portone di palazzo Ricci e poi ancora un’anonima porta di vetro per trovarvi trasportati in un mondo a parte, che sembra uscito da un film di Lynch, con soffitti altissimi, profonde poltroncine di velluto e una penombra che fa sembrare le figure all’interno sfumate, come in un sogno.
Unica decorazione, in fondo alla prima saletta d’ingresso che funge anche da cocktail bar, è la bottigliera illuminata e, su un paio di mensole alla parete, antichi busti e figurine di marmo che lampeggiano candidi nel buio. Tutto il resto è rosso, con un tale sovraccarico di tinte da farvi sentire catapultati sul set del Moulin Rouge. Il nome Tabarín, in effetti, viene proprio dall’universo parigino: il Bal Tabarin fu uno dei primi night club della città.
Proseguendo oltre la sala del bar, si accede alla prima sala del ristorante, detta anche la Sala Rossa. Qui trova prosieguo la palette di colori della prima sala ma in un ambiente ancora più grande, decorato da pesanti drappi di velluto, opere d’arte alle pareti, imponenti specchiere e candele che brillano ai tavoli. Simile è la terza e ultima sala, che però è interamente blu, accentuando ancora di più il senso di eleganza d’antan che si respira nel ristorante.
I piatti che trovate in menù sono raffinati eppure semplicissimi. Tra gli antipasti consigliamo il tataki di filetto di manzo, scottato nell’olio di sesamo con salsa yuzu e aglio nero e le perle di gambero in tempura con salsa piccante. I primi, anche loro estremamente lineari e realizzati con prodotti freschissimi, sono per lo più cucinati con la pasta artigianale Cavaliere Coco. Buonissimi gli spaghetti aglio, olio e peperoncino con tartare di gambero di Mazara e i paccheri di ragù di vitello alla birra artigianale su fonduta di pecorino senese.
Il toscano e l’orientale si incontrano con i secondi, che fondono condimenti asiatici, come la salsa umeboshi che condisce la pluma d’iberico, e preparazioni tradizionali, ad esempio la guancia di vitello brasata nel Chianti. Non manca però una buona proposta di piatti di pesce, come il salmone cotto lentamente nel sake, il lomo di baccalà con ceci neri e friggitelli e il nostro preferito: il filetto di ombrina.
Dopo aver chiuso la cena con il dolce, spostatevi verso il bar dove il mixologist ascolterà i vostri desideri e creerà un cocktail perfetto per voi, oppure affidatevi alla creatività del team e scegliete uno dei loro Signature Cocktail per rifarvi la bocca. Quando uscirete dal locale, sarà come essersi svegliati da un sogno bellissimo. Ma almeno questa volta saprete che il sogno è realtà.