È già da un po’ di tempo che la zona intorno a Santo Spirito ha conosciuto una nuova vita. Non è troppo difficile capire il perché: anzitutto la basilica del Brunelleschi è un fondale perfetto per delle serate all’insegna del bere, e poi perché sia sulla piazza che nelle molte viuzze adiacenti si nascondono infiniti cocktail bar e piccoli caffè che promettono altrettanto infinite, divertenti serate. Ma è di un posto particolare che vogliamo parlare qui, un posto a due passi dalla piazza, nascostissimo e unico nel suo genere: il Rasputin.
Il Rasputin è, senza troppi giri di parole, un bar segreto, il primo nel suo genere a Firenze, un luogo misterioso, dall’estetica sospesa fra lo speakeasy anni ‘20 e un salone per sedute spiritiche. Ce ne sono solo altri due in Italia: il 1930 a Milano e il Jerry Thomas a Roma. Non esiste una porta vera e propria ma soltanto, in una rientranza del muro, una serie di croci e icone dall’aria sinistra appese alla parete e poi, all’altezza della vostra mano, un campanello d’ottone. Lo suonate, si sentono dei passi, uno spioncino si apre. Dallo spiraglio, due occhi ci osservano.
La porta nascosta si spalanca su una scalinata che scende verso il basso. Gradini, pareti, soffitti, tutto di un rosso scarlatto, interrotto solo dal nero e dal bianco delle antiche stampe incorniciate d’oro sui muri. In fondo alla scala, superato il drappo di velluto, non sarete sicuri di sapere dove vi trovate, se nel covo di Al Capone o nella Loggia Nera di Twin Peaks. Arredi d’epoca originali, teschi animali, fiamme di candele dense come olio, ombre, un vecchio pianoforte scuro, una musica retrò che pare giungere da un grammofono lontano decenni…
Vi sedete e ordinate un drink. Tre cose della cocktail list vi sorprenderanno: l’amore per il whisky, le ricette allo stesso tempo elaborate e semplici, basate su spiriti di grande qualità con pochi, essenziali, sapienti tocchi aromatici e, infine, la reinterpretazione dei grandi classici della mixology in chiave storica che l’head bartender Daniele Cancellara affianca alla ricerca delle migliori materie prime. Pensate che la sola bottigliera offre oltre trecento etichette, di cui più di un terzo è costituito da una curatissima selezione di whisky. Non mancano nemmeno le migliori bollicine, sia italiane che francesi.
La cura per il dettaglio si estende al massimo per offrire a ogni ospite un’esperienza oltre ogni aspettativa. Ogni membro del personale è preparatissimo non solo sulla composizione dei cocktail ma anche sul concept che sta dietro ogni drink, dietro ogni bottiglia. La rotazione giornaliera dello staff tra il banco e la sala vi fa confrontare a tu per tu proprio con coloro che i drink li preparano e li conoscono e persino il barware e la lavorazione del ghiaccio non sono lasciati al caso. Il Rasputin non vuole solo farvi stare bene: vuole imprimersi nella vostra mente.
Questa storia, la sofisticata drink list e il mood del bar sono tutti tasselli che vanno a formare una personalità, un’identità definita e, infine, una vision ben chiara che ha guidato con mano sicura le menti a lavoro dietro il bancone. Il risultato? Un’esperienza unica in tutta Firenze, un’atmosfera che non può essere imitata. Ed è proprio per preservare quest’atmosfera che sarete invitati a mettere da parte i vostri social (fa male, lo sappiamo) e godervi semplicemente l’immersione in questa realtà, priva di filtri Instagram e senza piogge di like.
Quando risalirete le scale, oltrepasserete di nuovo la porta e, guardandovi intorno, vedrete le vie di Santo Spirito, silenziose, circondarvi come niente fosse cambiato. Dubiterete per un momento (specialmente dopo due o tre drink) se avete solo sognato quel bar la cui porta si richiude di nuovo dietro di voi o se siete stati davvero in quel sotterraneo rosso, pieno di ombre e di vecchia musica, serviti da camerieri in camicia bianca alla luce delle candele. Continuerete a dubitare tornando a casa e, infine, tornerete alla stessa porta decorata di antiche croci ed icone, davanti allo stesso campanello d’ottone e suonerete ancora. Chissà questa volta chi verrà ad aprirvi.